Lukla, 1 aprile 2016.
Sono le 9 di sera ormai è notte, mi trovo seduto davanti alla stufa nella sala da pranzo del nostro lodge, leggo un libro e nel mentre bevo una Everest beer. Nei tavoli vicino a me un gruppo di dottori americani lavora al computer e con la solita strafottenza americana sta ascoltando ad alto volume della musica country. Questa musica mi piace, il calore della stufa mi scalda le ossa e il gusto della birra è favoloso. Era da tempo che non provavo queste sensazioni, mi piace molto, mi rilasso, incomincio a pensare e far i conti di cosa è stato questo ultimo mese…..
Vita quotidiana nel villaggio di Khote valle del Mera Peak
La nostra spedizione è partita alla grandeI e il 12 aprile abbiamo passato il Merala pass, un colle a 5400 mt il punto di partenza del Mera Peak una classica vetta Himalayana. Qui abbiamo dovuto attrezzare una parte di ghiacciaio per aiutare i nostri porter a superare il colle che si trova in pessime condizioni con molto ghiaccio che affiora. Passato il colle tutto è filato liscio e il giorno dopo siamo al campo base. Il base per il Chamlang è stupendo, si trova a 5000m su un grosso prato col il fiume che gli scorre a fianco. Ci accorgiamo subito che il Chamlang, come tutte le montagne in quella zona, si trova in pessime condizioni: ghiaccio nero, nevai assenti, scariche di sassi, insomma tutto il peggio arsenale di una montagna. Che facciamo?
La parete nord del Chamlang 7319 m
Iniziamo a studiare la zona, camminiamo in qua e in là sia per acclimatarci sia per trovare un’alternativa sicura per cominciare a scalare. Un giorno, salendo su una morena a circa 5700 mt notiamo la cresta sud – ovest dell’Honku Chuli Nup 6730m. Una cresta di neve e misto stupenda che sembra avere un po’ più di neve rispetto alle altre cime in zona.
Hongku Chuli Nup 6730 m
Pensiamo un po’, guardiamo con il binocolo e scattiamo foto, ma la decisione è presa, ci proveremo.Due giorni dopo siamo con la nostra tenda monotelo alla base della cresta a 5700 mt la nostra idea è quella di salire un pezzo per la cresta per perfezionare il nostro acclimamento. L’indomani aspettiamo il sole e partiamo, saliamo fino a 6330 mt sulla prima pinna di questa cresta. Una giornata bellissima stiamo entrambi bene e la cresta è una figata.
Capiamo subito che cosa ci aspetterà, la cresta sud- ovest di questa montagna forma 3 grosse pinne di neve e ghiaccio in le condizioni poco favorevoli. Lo stesso giorno scendiamo al base motivati e carichi a tentare la cima. Aspettiamo. Dopo due giorni ci arriva la conferma dal nostro meteorologo: “Tra due giorni c’è una tregua del vento di 12 ore… Potete provare”.Il 25 aprile ripartiamo per raggiungere la nostra tendina, ma dopo mezz’ora mi passa per la mente un flash “Non abbiamo gas”. Senza perdere tempo mollo lo zaino e giro i tacchi per tornare al base a prendere una bomboletta, tra di me penso ”nessun problema un’ora extra di allenamento mi farà bene “ quindi mi avvio. Nel frattempo Marco arriva alla nella zona del campo ma la tenda non c’è! La ritrova 300 mt sotto, sulla morena. Quando arrivo anche io al campo la rimettiamo in piedi , come possiamo, sotto un grosso sasso, fortunatamente il fornello va quindi possiamo prepararci la cena. Il giorno dopo alle 4 siamo già in marcia, il tempo scorre veloce e in meno 4 ore siamo al punto massimo raggiunto la settimana scorsa. A questo punto ci leghiamo e iniziamo a fare sul serio.
La crepacciata terminale ci impegna subito con qualche metro di ghiaccio verticale ma la superiamo veloce, da qui si susseguono diversi tiri di ghiaccio mai estremi ma mai da sottovalutare.
Dopo 400 mt riprendiamo il filo di cresta e le cose si complicano, qui il ghiaccio è molto delicato ed i passaggi sono molto esposti e improteggibili. Usciamo sulla seconda pinna e finalmente vediamo la cima. Qui il terreno spiana un pelo, la neve e le condizioni migliorano un po’, ma il vento inizia a soffiare forte e a darci parecchi problemi. Che facciamo? “Proviamo”.
L’ultimo tratto di cresta sull’Hongku Chuli Nup
Superiamo un tratto di cresta relativamente semplice ma il vento complica tutto, la nostra corda vola da una parte all’altra della cresta e si impiglia ovunque. Raggiungiamo le rocce e iniziamo a procedere a tiri su terreno misto.
Verso vetta
Dopo tre lunghezze il terreno diventa più dolce e ricominciamo a procedere in conserva assicurata e ad un tratto ci siamo: “Summit”!! Sono le dodici e trenta e sotto la pinna sommitale ci abbracciamo. Protetti dal vento chiamiamo casa per dire che siamo in cima e va tutto bene. Siamo euforici, contentissimi, ma consapevoli che non è finita.
Summit
Alle 13 iniziamo la discesa il vento aumenta e ci da parecchio fastidio. Per essere più rapidi abbandoniamo molto materiale e senza accorgercene ad un tratto rimaniamo con una sola vite e zero fettucce e cordini e la discesa è ancora lunga. Iniziamo a fare ancoraggi a abalakov ma con una sola vite siamo lenti, in più siamo costretti ogni volta tagliare un pezzo della nostra corda per creare un anello dove assicurarci. Alle sedici e trenta siamo quasi fuori dobbiamo solo calarci e superare la crepaccio terminale che è enorme. Proviamo a destra poi a sinistra, ma niente non si passa.
Prima doppia
Ad un tratto vediamo le corde che si infilano nella pancia del crepaccio e ci viene un idea. Possiamo calarci dentro e lo attraversiamo fino dall’altra parte. Inizio a scendere raggiungo un ponte e lo seguo fino a spuntare sul pendio dal lato opposto della cresta. Marco mi segue e alle diciassette e trenta siamo entrambi sul colletto dopo l’ultima pinna.
La discesa diventa più facile e alle diciannove e trenta, dopo quindici ore e mezza no stop, siamo alla nostra tenda. Decidiamo di proseguire fino al base perché non avevamo più cibo né gas. Alle ventuno e trenta siamo sdraiati sul prato davanti alla tenda cucina del campo base. Ci gustiamo un piatto di pasta, una coca e una meritata fetta di torta.
Siamo stravolti ma felici e molto soddisfatti di ciò che abbiamo fatto, non abbiamo aperto nessuna via nuova né salito una cima inviolata ma per noi questa salita all’Hoku Chuli Nup è un passo importante che ci da molta motivazione e delle belle certezze per il futuro.