Un grande sogno che si realizza. Era da parecchi anni che sognavo di fare questa immensa cresta, senza bivaccare, salendo leggero e veloce. Non sapevo se ci sarei riuscito ma volevo provarci.

L’Integrale di Peuterey è quella lunga cresta che partendo dalla Val Veny, sale sulla vetta dell’Aiguille Noire de Peuterey (3.773 mt), scende dalla sua parete Nord fino nel canale che porta alla Brèche sud delle Dames Anglaises e le attraversa. Prosegue salendo all’Aiguille Blanche de Peuterey (4.112 mt), scende al Col de Peuterey, sale Pilier d’Angle (4.234 mt), per poi  raggiungere la vetta del Monte Bianco di Courmayeur (4.765 mt) prima e di Chamonix (4.810 mt), poi. Tutto è nato quando, da piccolo, ho visto il video di Arnaud Clavel e Matteo Pellin in cui, 19 anni fa, partendo dalla chiesa di Notre-Dame de Guérison, hanno salito l’Integrale di Peuterey e sono tornati al punto di partenza scendendo dalla via normale Italiana che passa dal rifugio Gonnella.

Arnaud è stato mio istruttore ai corsi guida e quando ero piccolino avevo appeso in camera il poster della sua salita su Divine Providence assieme a Mario Ravello e Maurizio Rossetto. Mi sono sempre ispirato a lui e alla sua immensa attività. Matteo Pellin, invece, ho avuto il piacere di conoscerlo bene durante la permanenza nel suo campeggio Peuterey “La Sorgente”, durante il nostro progetto. Ne è nata una bella amicizia; Matteo è una guida alpina e un alpinista di grande esperienza e quando ti parla del Monte Bianco gli si illuminano gli occhi. Lo scorso inverno proposi il progetto ad Andreas Steindl, – forte alpinista svizzero – che subito accettò con entusiasmo, così prima della mia partenza per l’Alaska programmammo tutto nei minimi dettagli. Con Andy c’è una grande amicizia che si è creata condividendo tantissimi progetti in montagna, tra cui il record di concatenamento delle 4 creste del Cervino (Hörnli, Furgen, Zmutt e Leone) in 16 ore e 4 minuti del  12 settembre 2018 (migliorando di ben 7 ore il record precedente del ’92 di Hans Kammerlander e Diego Wellig di 23 ore).

Finita la parte di preparazione, finalmente, giovedì 18 luglio ci siamo trovati in campeggio da Matteo, per preparare il materiale e portare nel pomeriggio i nostri zaini alla base della cresta sud dell’Aguille Noire di Peuterey. Questo per permetterci di correre i 1000 mt di sentiero fino all’attacco della cresta leggeri, senza affaticarci troppo. Nei nostri zaino abbiamo deciso di mettere;

Materiale Alpinistico: 1 mezza corda da 60 mt, una serie di friend dal 0.2# al 2#, 4 rinvii, 4 fettucce lunghe, 2 fettucce corte, 2 picozze (a testa), ramponi Grivel Air tech Hibryd, casco, 3 moschettoni a ghiera (a testa), un secchiello (a testa), un prusick , un chiodo da ghiaccio corto (a testa) e le scarpette da arrampicata. Cibo e liquidi: 0,7 lt di sali, 0,7 lt di coca, 6 gel, 3 barrette, 3 Kit Kat, frutta secca e 4 albicocche. Vestiti: 1 piumino leggero, 1 giacca in Gore Tex, 2 paia di guanti, buff e fascetta.

Tutto il materiale lo abbiamo portato sulle nostre spalle durante tutto il progetto su e giù. La notte si dorme poco, nella mia testa ci sono mille pensieri, il più insistente: “Sarò capace? ce la farò?” Poi finalmente alle 2 e 45 suona la sveglia, schizzo subito in piedi. Matteo ci aspetta nel bar del campeggio per la colazione. Arriva anche Luca Rolli, un caro amico e Guida Alpina di Courmayeur, che gentilmente, assieme a Marco Camandona, ha deciso di seguirci per scattare un po’ di foto e video.

Alle 3 e 30 spaccate partiamo, un’ora e cinque minuti dopo siamo alla base della sud della Noire. Iniziamo a cercare i nostri zaini, (che abbiamo portato su il giorno prima) sembra impossibile ma col buio facciamo fatica a trovarli, passano alcuni minuti prima di riuscire finalmente a prenderli. Ci cambiamo e iniziamo a scalare!

Siamo coordinati e precisi: scalare la Noire è un piacere e in appena 5 ore siamo alla madonnina. Beviamo qualcosa ci cambiamo e iniziamo la lunga discesa sulla parete nord. Per scendere la Noire ci vogliono ben 17 doppie, lunghe circa 25 metri: bisogna fare molta attenzione perché non sono ammessi errori. Tutto fila liscio e in poco più di un’ora e mezza iniziamo ad aggirare le Dames Anglaises. Questo tratto si è rivelato molto delicato perché abbiamo trovato alcune cordate e la roccia qui è molto friabile. Sono stati momenti non facili perché avevamo paura di essere colpiti da qualche sasso e a nostra volta di colpire qualcun altro. Fortunatamente tutto è filato liscio e arrivati sul versante est della Blanche abbiamo potuto tirare un po’ il fiato. Riprendiamo a salire spediti e in poco tempo siamo sulla splendida cresta della Blanche e in un batter d’occhio siamo in vetta. Da qui con altre 7 doppie raggiungiamo il colle di Peuterey avvolti da una nebbia teatrale. Ci sono molte scariche di sassi e con la nebbia non riusciamo ad individuarle, pensiamo un attimo ma non c’è altra soluzione: dobbiamo andare a naso cercando il facile ed essere veloci.

Arriviamo sulla vetta del Pillier d’Angle e finalmente usciamo dalla nebbia. Le condizioni della cresta non sono buone c’è molto ghiaccio e tanta neve marcia. Non ci diamo per vinti e ripartiamo, diverse pietre ci passano vicine. Nonostante ciò rimaniamo concentrati e con la massima attenzione continuiamo a salire. Finalmente dopo 11 ore e 50 minuti passiamo la cornice e ci ritroviamo sulla vetta del Monte Bianco di Courmayeur, la tensione cala, non sentiamo più il rumore delle pietre. Appena dietro la cornice incontriamo Teto e Jerome: è un momento bellissimo, ci abbracciamo!  Teto e Jerome erano partiti due giorni prima  scalando anche loro l’Integrale: sono stati bravissimi. Ripartiamo subito e dopo 12 ore e 12 minuti siamo sulla vetta del Monte Bianco.

Scattiamo un po’ di foto, ci mettiamo la giacca, beviamo e mangiamo: passano circa dieci minuti. Ci mettiamo in assetto da discesa e ci lanciamo verso il Gonnella. Arriviamo al rifugio senza più nulla da bere, così ci compriamo una lattina a testa e una bottiglia di acqua gasata. Le beviamo tutte in un sorso e ripartiamo. Arriviamo sul Miage e la stanchezza si fa sentire. Finalmente usciamo dal ghiacciaio e Andreas inizia a correre con un ritmo incredibile, fatico a stargli dietro, guardo solo dove mettere i piedi e finalmente in lontananza vedo il campeggio. Stringo i denti gli ultimi cento metri: finalmente è finita stoppiamo il cronometro e cadiamo a terra.

Matteo arriva con una bottiglia  di vino bianco, la stappiamo e la beviamo tutta! Siamo felicissimi, è un momento fantastico: guardiamo l’orologio 15 ore e 55 minuti, non ci possiamo credere!!! Ci lanciamo in piscina, beviamo due birre e la tensione finalmente passa. Prendo la macchina e vado a recuperare Teto e Je al Combal per andare tutti a cena in campeggio con Matteo, dove stappiamo un paio di bottiglie, ci rilassiamo e parliamo di montagna. Il momento è stato bellissimo, condiviso con grandi amici.

Adesso è il momento di tirare le somme…è difficile confrontare tempi e performance dei vari alpinisti, soprattutto su un itinerario così. Ognuno lo interpreta a suo modo: in solitaria, in cordata, scendendo in Francia, in Italia e così via…
Quello che rimane è che abbiamo vissuto un’avventura splendida condivisa con degli amici speciali e che in 15 ore e 55 minuti abbiamo scalato l’Integrale e siamo scesi dal Gonella facendo ritorno al punto di partenza. Salendo e scendendo un totale di 4.276 mt con uno sviluppo di 45,37 km. Tutto questo in totale autonomia, portandoci sulla nostra schiena tutto il materiale su e giù.

Questa performance sicuramente è un importante passo avanti perché abbiamo alzato notevolmente l’asticella delle nostre salite in velocità. In futuro potremmo sfruttare questa esperienza per i nostri prossimi progetti sulle Alpi ma sopratutto in Himalaya.

Ci tengo a ringraziare tutte le persone che hanno contribuito a questa folle salita, in particolare Marco e Luca per aver scattato e girato le splendide immagini che potete ammirare, Matteo e la sua famiglia per l’ospitalità nel campeggio. Inoltre un ringraziamento speciale come sempre va ai miei sponsor che mi permettono di poter inseguire i miei sogni.