Quando siamo arrivati sul Kahiltna Glacier, il 15 maggio 2019, il meteo non era eccezionale, sembrava di essere in inverno, c’era parecchia neve fresca e faceva freddo.
Nei primi giorni della spedizione abbiamo esplorato la zona prendendo confidenza con il nostro nuovo “parco giochi”. Durante i due pomeriggi successivi al nostro arrivo, io e Roger abbiamo costruito un enorme igloo (alto 2 metri e largo 4×4 metri) che si è rivelato fondamentale: all’interno infatti c’erano zero gradi e si poteva mangiare e cucinare con qualsiasi condizione meteo soprattutto risparmiando molto carburante.
L’obbiettivo della nostra spedizione – ora lo posso dichiarare apertamente – era raggiungere la vetta del Denali, ripetendo la “Cassin”. Una via aperta da una cordata italiana nel luglio del 1961 guidata da Riccardo Cassin assieme ai “Ragni di Lecco”. La via è molto lunga, circa 2.500 m di dislivello dalla terminale fino in cima. L’arrampicata è varia, su granito solido di alta qualità, tra goulotte, tiri di misto ed una cresta di neve molto aerea. Si segnalano solo poche ripetizioni della “Cassin” da parte di nostri connazionali: la prima nel 1993 da Franco Dobetti, Bruno Dossi e Bruno Rota; la seconda ripetizione italiana, nel giugno 2009, organizzata dal gruppo Gamma e composta da Giacomo Bianchi Bazzi, Roberto Chiappa, Massimiliano Gerosa, Eugenio Manni, Fabio Valseschini.
La nostra strategia prevedeva di allestire un campo base vicino all’aeroporto, sul “Kahiltna Glacier” ad una quota di 2170 m; e di allestire poi un campo avanzato sulla via normale Denali a 4327m (nello stesso luogo dove viene allestito il campo 4 di chi fa la via normale), così da consentirci di muoverci più velocemente verso i nostri obbiettivi.
Allestito quindi il campo base, il 17 maggio, abbiamo caricato le slitte e siamo partiti alla volta del campo 4 del Denali (a 4327m). Per arrivarci abbiamo dovuto risalire 2500 m di dislivello spalmati su 24 km. Quel giorno, carichi come muli, ci abbiamo impiegato ben 8 ore e 46 minuti.
Me la ricordo come una giornata durissima: montate le tende e sbranato qualcosa siamo crollati nei sacchi a pelo!
Al risveglio, il giorno seguente, abbiamo iniziato il nostro acclimatamento. Faceva brutto ma siamo riusciti a muoverci agevolmente sulla via normale la “West Buttres” arrivando ad una quota di 5500 m. Il 19 maggio siamo rientrati al campo base, dopo aver dormito per due notti a 4.327m. A questo punto l’acclimatamento era completato: non ci restava che scalare.
Finalmente il 22 maggio, sopraggiunsero le condizioni meteo ottimali per ripartire verso il campo avanzato a 4.327 m. La nostra forma fisica era decisamente migliorata, impiegammo solamente 6 ore e 30, contro le quasi 9 ore della volta precedente e sempre con zaini in spalla decisamente pesanti.
Purtroppo, arrivati al campo, ci comunicarono che la finestra di bel tempo si era ridotta a sole 24 ore. Che fare? Io e Francesco abbiamo così deciso che il giorno seguente avremmo fatto un giro di perlustrazione sulla “West Rib” per vedere l’attacco della “Cassin”; mentre Teto e Roger avrebbero continuato il loro acclimatamento sulla via normale, la “West Buttres”.
Il 23 maggio, alle 11, io e Francesco ci incamminammo. Arrivati al colle non riuscivamo a veder più nulla sotto di noi, ma intuivamo che sopra, il cielo era sereno, così decidemmo di proseguire.
La via davanti a noi non era banale, però allo stesso tempo era divertente e le condizioni discrete. Ogni tanto bisognava tracciare e ogni tanto si trovavano delle placche di ghiaccio, il tutto alternato a simpatici passaggi di roccia!
Step by step, stavamo arrivando al passaggio chiave della via: la cornice finale. Superata anche questa, non ci restava che correre in vetta!!
Dopo 9 ore di scalata, alle 20 di sera, eravamo in cima al Denali. Stupendo! Le nuvole si erano diradate e non c’era nemmeno vento. Giusto il tempo di qualche foto e poi giù di corsa dalla via normale e in appena 11 ore e 56 eravamo di nuovo al campo 4.
Ad aspettarci c’erano Teto e Roger che ci raccontarono che a 5.500 m avevano dovuto rinunciare alla vetta e tornare indietro a causa della nebbia che gli impediva di trovare la via.
La West Rib è valutata Alsaka Grade 4, può essere paragonato alla cresta Triftjigrat sulla parete nord del Breithorn. Dal Campo 4 del Denali presenta un dislivello di 1900 m. Le difficoltà terminano al così detto “Football camp” a 5900 m. Da lì la via si ricongiunge alla via normale la “West Butres”.
Ripensandoci, la cosa incredibile di questa cima inaspettata ma voluta, è che esattamente lo stesso giorno di un anno fa, il 23 maggio 2018, ero in vetta al Lhotse, in Nepal, assieme a Marco Camandona!!
Il 24 maggio facemmo ritorno al campo base ordinammo 4 pizze e 4 birre alla compagnia aerea e ci mettemmo in tenda a festeggiare. La meteo restò brutta per svariati giorni, nevicò parecchio e l’attesa iniziò ad essere snervante!
Finalmente con il 28 maggio arrivò il bel tempo e partimmo per il campo 4, obbiettivo per me e Francesco era la cresta “Cassin”; per Teto e Roger la “West Rib”. Il nostro stato di forma era decisamente migliorato infatti impiegammo solamente 4 ore e 20 minuti per salire al campo 4 contro le quasi 9 ore della prima volta.
Quella sera al campo 4 faceva veramente freddo, mangiato di corsa, ci siamo immediatamente chiusi nei nostri sacchi a pelo!
L’indomani la sveglia era puntata presto, bevuto un caffè e mangiato qualcosa, eravamo pronti a partire.
Abbiamo percorso tutti e quattro assieme i primi 600 m fino al colletto, a questo punto ci siamo divisi in due cordate e salutato Teto e Roger che avrebbero proseguito per la “West Rib”. Io e Francesco abbiamo iniziato la discesa della “Seattle ramp”. In 4 ore e 20 minuti eravamo già alla base della via; ci sono serviti 10 minuti per preparare il materiale e rifocillarci e via. Di nuovo in movimento per attaccare il “Japanese Couloir”: le condizioni non erano delle migliori, c’era parecchio ghiaccio, ma siamo riusciti a cavarcela velocemente. Un paio di tiri di roccia ed eravamo in breve tempo, a cavallo della “Cowboy ridge”. L traccia delle due cordate davanti a noi ci aiutava parecchio e in poche ore eravamo al ghiacciaio pensile a rifocillarci!
Fermati solo per pochi minuti, eravamo di nuovo pronti per partire verso la “prima rock band”, che presenta un’arrampicata splendida, mai difficile e molto divertente.
Arrivati in cima abbiamo superato le altre due cordate: una stretta di mano, un po’ di incoraggiamenti reciproci e poi su verso la “seconda rock band”. Trovato agilmente il couloir nascosto, lo abbiamo superato agevolmente. In cima a questo tratto a circa 5.000 m ci siamo fermati a mangiare qualcosa.
Accesa la radio ci travolse la voce euforica di Roger che ci dava la bella notizia che lui e Teto erano in vetta al Denali per la “West Rib”. Questa notizia ci diede una grande carica. In totale avevamo già scalato per più di 2000 mt e la stanchezza iniziava a farsi sentire. Eravamo super felici per i due “bocia”: fu una vera e propria iniezione di carburante, ripartimmo più motivati che mai.
Il passaggio successivo era superare la “terza rock band”, ma i giochi si complicarono: per i successivi 400 m avremmo dovuto tracciare la via con la neve alle ginocchia. Eravamo a 5.400 m e la notte stava arrivando. Si decise di fermarci due ore a riposare e bere, così da passare al coperto le ore più fredde. Infilati dentro la tenda monotelo ed acceso il fornello, le ore passarono veloci e alle 2 fu il momento di ripartire.
Faceva molto freddo circa -36 con vento a 45 km/h. Gli ultimi 700 mt furono difficilissimi. Un passo alla volta, stringendo i denti, finalmente alle 7 del mattino eravamo al sole e in vetta.
Faceva freddissimo le palpebre degli occhi si congelavano.
Avevamo impiegato esattamente 18 ore e 58 minuti dalla terminale alla punta.
Due scatti veloci, qualche video e giù di corsa per scaldarci. Senza sosta abbiamo continuato a scendere fino al campo 4, dove siamo arrivati alle 8:45, esattamente 26 ore e 45 minuti dalla nostra partenza.
Al Campo 4, ad aspettarci c’erano i nostri amici con un buon the caldo. Dopo qualche ora di sosta, assieme a Roger e Teto, abbiamo impacchettato tutto il materiale sulle slitte e ci siamo rimessi in marcia verso il campo base, raggiunto in tre ore.Solo all’arrivo abbiamo realizzato cosa fosse realmente successo nelle ultime ore.
Io e Francesco siamo molto soddisfatti delle nostre due salite al Denali, in una sola settimana e soprattutto della “Cassin”. Affrontare così velocemente al primo colpo una via così difficile trovando condizioni non sempre favorevoli per noi ha un enorme valore e ci sprona per i nostri progetti futuri.
Eravamo venuti in Alaska con l’idea di scalare velocemente vie tecniche che non avevamo mai affrontato prima e questo risultato ci ripaga in pieno degli sforzi fatti durante la preparazione, meticolosa e continua per tutto l’inverno. Nulla arriva per caso.
Sono molto orgoglioso anche del risultato ottenuto dai due “bocia”, Teto e Roger, che si portano a casa, alla loro prima spedizione internazionale, una via importante con uno stile pulito e leggero. Bravissimi!