Quando sarò vecchio e i miei nipotini mi chiederanno – “ Nonno, perché hai scalato il Cervino 4 volte in un solo giorno?”- spero di poter dare loro una risposta, perché ad oggi non riesco ancora a trovare le parole per descrivere questa incredibile e folle giornata.

Andreas ed io scaliamo da poco tempo assieme ma, sin dalle prime uscite, abbiamo instaurato un buon rapporto. Svariati aspetti delle nostre vite ci uniscono: proveniamo entrambi da importanti famiglie di guide alpine, condividiamo una naturale passione per il Cervino, la nostra montagna di casa che abbiamo salito fin da giovanissimi, prima per passione e poi per lavoro, e infine abbiamo partecipato entrambi a gare di sci alpinismo. 

Andreas vive a Zermatt mentre io abito a Cervinia. Abbiamo un solo anno di differenza, io sono nato nel 1990 e Andreas nel 1989. Ci siamo conosciuti proprio sul Cervino lavorando con i nostri clienti.

Al mio rientro dall’Everest, ci siamo ritrovati per un allenamento sul Monte Rosa: l’idea ha iniziato a prendere forma proprio sulla parete nord dei Breithorn. Mi ha da sempre affascinato il concatenamento del 1993 di Hans Kammerlander e Diego Wellig e così ho deciso di proporre questo progetto ad Andreas. Considerando il Cervino come un’enorme piramide, il pensiero di scalare in un sol giorno i suoi quattro spigoli, per me, è pura magia. 

La preparazione al progetto ci ha richiesto un’intera estate di duri allenamenti. Abbiamo scelto settembre come periodo perché statisticamente è un mese stabile e con giornate ancora parecchio lunghe per scalare. Le precipitazioni di fine agosto ci hanno fatto spostare svariate volte la data e negli ultimi giorni la tensione è stata veramente altissima. Finalmente, il 13 settembre la meteo è perfetta e le condizioni accettabili per permetterci di provare. 

La sera, raggiungo Andreas al rifugio Hornli, prepariamo gli zaini e alle nove siamo nel letto. La nostra idea è di usare l’Hornli come un campo base dove poter cambiare il materiale a seconda della salita che dovevamo affrontare. 

Alle una e mezza suona la sveglia e mezz’ora dopo abbiamo già le mani sulla prima corda fissa della via normale Svizzera. In 2 ore e 40 minuti saliamo e scendiamo i 1200 mt della cresta dell’Hornli. Arrivati alla base, corriamo verso il rifugio e lì incrociamo tutte le guide che in fila, ordinatamente, si avvicinano all’attacco della via. Tutte le circa 20 guide con i loro 20 clienti ci battono il cinque e ci incitano come matti, mi sembrava di essere dentro ad uno stadio dopo aver segnato un goal nella finale dei mondiali, semplicemente stupendo.

Cambiato il materiale e bevuto un caffè, ci ritroviamo a correre sotto la parete est per raggiungere la cresta di Furggen la più difficile delle quattro. In realtà tutte le difficoltà si concentrano nei 3 tiri negli Strapiombi del Furggen. Qui, più che dal grado, il pericolo è dato dall’esposizione e dalla pessima qualità della roccia. Fino alla spalla di Furggen saliamo slegati, dopodiché ci leghiamo e mi metto davanti. I tiri non sono in buone condizioni, c’è parecchio ghiaccio ma riusciamo al salirli velocemente e in appena 4 ore siamo nuovamente in vetta dove mio papà e Marco Camandona ci danno da bere mentre un elicottero gira alcune immagini per documentare la salita. 

Un’ora dopo siamo di nuovo alla base del Cervino. Ci cambiamo, mangiamo una tortina alle mandorle e ripartiamo verso la cresta di Zmutt, la più bella delle quattro. Tutto procede liscio fino ad oltre i denti di Zmutt, dopodiché della neve molto infida ci costringe a rallentare. Il tratto di cresta che dai denti porta ai pendii della parete ovest risulterà il momento più delicato di tutta la giornata. La stanchezza inizia a farsi sentire e la neve brutta ci ha costretto a muoverci in modo più cauto.

Finalmente dopo 3 ore e 40 minuti spuntiamo in vetta: ci aspetta nuovamente Marco con mio cugino Stefano Stradelli. Arrivo qualche metro prima di Andreas e Teto mi urla nelle orecchie: “Ormai è fatta tenete duro!”.  Realizzo che ormai possiamo farcela! Ci buttiamo a capofitto giù per la cresta del Leone. Un’ora dopo siamo al colle del Leone, dove inizia l’omonima cresta, la cresta della via italiana. Da lì, con uno sforzo mentale incredibile, ricominciamo a salire. Ci fermiamo in capanna Carrel per bere una coca e mangiare del cioccolato e ripartiamo. Arriva la nebbia e inizia a nevischiare e noi dopo 15 ore dalla nostra partenza raggiungiamo per la quarta volta la vetta del Cervino. Ci abbracciamo e urliamo di gioia poi giù verso il rifugio. Dopo un’ora e quattro minuti stoppiamo stremati il cronometro davanti all’Hornli.

Non ci possiamo credere: in 16 ore e 4 minuti abbiamo concatenato in salita tutte le quattro creste del Cervino percorrendo un totale di 23 km e 4476 mt di dislivello. Marco e Teto sono al rifugio ad aspettarci, li abbraccio e li ringrazio. Non ho parole sono troppo emozionato. Inizia a nevicare, ci rintaniamo nel rifugio e festeggiamo fino alle 2 del mattino mentre fuori infuria la tempesta. 

Ci tengo a ringraziare tutti gli amici che mi hanno sostenuto in questo folle progetto senza di loro tutto ciò non sarebbe stato possibile!! 

Questa esperienza ci ha fatto crescere parecchio, abbiamo portato ancora una volta i nostri fisici al limite nell’ambiente che più amiamo ovvero l’alta montagna!! Questo risultato ci permette di guardare verso nuovi progetti più lunghi ed impegnativi! Sicuramente ci vedrete nuovamente la prossima estate a correre liberi e spensierati su qualche montagna!!