L’estate è agli sgoccioli, le nostre valli e le nostre montagne si svuotano e dentro di me sento che è il momento di ritornare in montagna solo per me stesso. Dopo una bellissima estate passata su e giù per i monti con i miei clienti, la voglia di tornare a scalare con un compagno di pari livello è forte, un richiamo profondo, come una piccola voce dentro di me che mi dice vai!

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Un pomeriggio di fine agosto, scalando alla Barmasse con il mio amico e collega Francesco Ratti, tra un tiro e l’altro parliamo dei recenti record di Ueli Steck  e delle ottime condizioni per scalare in velocità nel massiccio del Monte Bianco. Tra una chiacchiera e l’altra decidiamo di scalare l’Integrale di Peuterey, ci troviamo subito d’accordo sul provare a farla il più velocemente possibile ma il nostre cruccio è :”ci sarà una degna via di mezzo tra i tempi record di Steck e i tre/quattro giorni canonici della maggior parte degli alpinisti?”  Così, il primo settembre alla 4:30 siamo in Val Veny pronti a partire! Un giornata infinita, testa bassa e “pedalare”, tiri e tratti in conserva ci accompagnano fino in cima alla Noire. Da lì scendiamo veloci in doppia e poi via di corsa attraversando sotto le Dame Anglaise. Alle 20:30 siamo al bivacco Craveri dopo 16 ore no stop di scalata.

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Facciamo l’acqua, mangiamo due ravioli e poi ci infiliamo nei nostri sacchi a pelo. La mattina dopo, alle 5:00 scattiamo, alle 11:00 siamo in cima alla Blanche dove prepariamo un po’ d’acqua e ripartiamo.

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Alle 13 in punto siamo in vetta al Bianco, facciamo due foto rapide e scendiamo. Alle 16:15 siamo alla Midi in coda che sognamo una meritata birra a Chamonix. Francesco ed io siamo molto soddisfatti della prima scalata assieme, siamo stati rapidi e precisi come volevamo!  Avremmo potuto impiegare meno tempo? Sicuramente avremmo potuto limare ancora qualcosina sul peso dei nostri zaini e il fatto di non conoscere la via in certi punti ci ha sicuramente penalizzato. Ma questo fa parte del gioco la prossima volta sapremo come fare. Mi piacerebbe ritornare in futuro su questa stupenda cresta magari con un cliente o magari cercando di farla in giornata…

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Una settimana dopo, io e mio cugino Stefano siamo entrambi motivati a provare una salita invelocità. Ma quale? Penso un po’ e gli dico :”facciamo Les Petites Murailles, non sono difficili e vanno bene per iniziare a testarci”. Non avevo mai fatto questa traversata che vedo tutti giorni dalla finestra di casa. Avevo solo fatto un tentativo in solitaria una settimana prima fermandomi a circa 3000 mt a causa di un temporale. Questa volta l’approccio è più facile: alle 9:00 circa partiamo dal Laghetto della pesca sportiva e alle 14:30 siamo a mangiarci una buona pizza a Cervinia. Abbiamo fatto l’intera attraversata con : una corda da 30 mt, una picca martello, 3 chiodi, 2 friends, due rinvii, 2 caschi, 2 ramponi da trail, 2 secchielli, 6 moschettoni e un imbrago leggero a testa. Il nostro tempo è di 5 ore e 7 minuti per un totale di 14 km e 2100 mt di dislivello. Abbiamo percorso tutto il giro in scarpe da ginnastica e con abbigliamento minimo ma sempre rigorosamente legati in conserva.

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Anche qui la domanda è la stessa, si poteva impiegare meno tempo? Sì sicuramente slegati si risparmierebbe un sacco di tempo visto che l’intera salita non presenta particolari difficoltà. Inoltre avremmo potuto portare ancor meno materiale o meglio rimpiazzarlo con più viveri e acqua che da metà percorso in poi ci sono sicuramente mancati. In futuro può essere molto motivante cercare di abbassare questo tempo mettendolo in programmazione come allenamento per salite più importanti.

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Il giorno dopo, per non farmi mancare nulla, sono con Francesco a cercare un passaggio per superare la seraccata della Mer de Glace per andare al rifugio Lescheaux.

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Il nostro obiettivo è lo sperone Walker e siamo molto carichi e motivati, forti dopo la bella salita fatta  sull’Integrale. Il giorno seguente alle 00:45 scattiamo. Questa volta le cose non vanno secondo i nostri piani e sbuchiamo alle 17:00 in vetta alle Jorasse. Non lo neghiamo, speravamo di essere più rapidi ma purtroppo il sovraffollamento della via e il verglas,che ci ha rotto le scatole da sotto il nevaio triangolare, ci hanno rallentato parecchio. Pazienza! Abbiamo comunque ripetuto una stupenda via per nulla banale sulla regina delle pareti nord. La discesa si è svolta velocemente senza intoppi e alle 21:00 siamo a valle. Beviamo una birra veloce e scappiamo a casa. Il giorno seguente entrambi dobbiamo da lavorare: io ho l’ultimo Cervino di stagione e Francesco una gita sul Rosa.

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Queste salite, e la spedizione di questa primavera mi hanno aperto gli occhi su tante cose. L’alpinismo moderno corre va veloce, ormai su ogni sito si legge di nuovi record di velocità sia su roccia che su misto, in tutto il mondo e a tutte le quote. L’essere leggeri, minimalisti e precisi ti rende più veloce e agile e in certe salite innegabilmente molto più sicuro. Questo è l’alpinismo che cerco e che vorrei fare senza però dimenticare i valori che la montagna ci trasmette e che portiamo dentro ognuno in maniera personale. Confrontandoci in maniera onesta  con la montagna impariamo a conoscerci e affrontiamo un percorso interiore in continua evoluzione che alla fine lascerà un segno profondo dentro di noi.

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Oggi sono in partenza nuovamente verso il Nepal con Emrik Favre e Giampaolo Corona, era dal 2014 al Kangchejunga che non facevo più parte di un team così forte completo e affiatato. Il nostro obbiettivo ormai è noto a tutti l’inviolata cima del Kimshung 6781 mt. La mia forma fisica è ottima e la motivazione pure, per me e Giampaolo tornare nel Lantang dopo quello che ci è successo nella primavera 2015 ha un qualcosa di mistico, difficile da spiegare ma entrambi sentiamo il bisogno di tornare li per chiudere un cerchio.

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