Cronologia :

  • Primi salita Marco Barmasse, Walter Cazzanelli e Vittorio De Tuoni 30/11/1983
  • Prima solitaria con apertura della variante centrale Hervé Barmasse aprile 2007
  • Prima salita invernale Cazzanelli François, Farina Marco, Ferraris Roberto 10 marzo 2011 seguendo la variante H. Barmasse

A distanza di qualche anno non riesco ancora a metabolizzare fino in fondo questa che per me, per noi, fu una grande giornata di alpinismo. Era la seconda volta che scalavo sulla parete sud del Cervino, la prima fu nel 2010 quando affrontai lo “Spigolo dei Fiori”. E anche in quella occasione sempre con me, c’erano Marco Farina e Roby Ferraris.

Era il 10 marzo del 2011, questa volta la posta in gioco era ben più alta: era la prima invernale assoluta della “Diretta alla Parete Sud” la via aperta da mio padre. Inconsciamente io e i miei compagni stavamo per scrivere un piccolo pezzo di storia di questa montagna. Fu una giornata epica dove la fortuna ci aiutò a portare a casa la pelle e a centrare un importante risultato.

Marco, Roby ed io partimmo dalla stazione a monte della seggiovia Pancherot (eravamo arrivati fino a lì sfruttando un passaggio dei gatti delle nevi che iniziavano il turno di battitura alle 4) e con sci e pelli arrivammo all’attacco della via in 40 minuti.

Imboccammo ancora al buio la cengia innevata che conduce nella pancia della parete sud. Salimmo spediti senza intoppi fino alla base dell’evidente triangolo di roccia rossastra situato al centro della parete. Qui decidemmo di seguire la variante aperta da Hervé Barmasse nel 2007 perché a nostro giudizio più logica. Non avevamo informazioni su questa variante, ma seguendo l’istinto trovammo velocemente tutti e tre i tiri della variante e alcuni chiodi lasciati da Hervé.

A posteriori posso affermare che questo tratto non è banale, perché è veramente difficile posizionare le protezioni e, soprattutto, nell’ultimo tiro si raggiunge tranquillamente il 6a.

 

Valutazioni generali:

Itinerario di notevole impegno tecnico e psicologico. Si trova nel pieno della parete sud e quindi è molto esposto alla caduta di sassi. La roccia inoltre non è delle migliori  e in alcuni tratti è molto friabile. Per questi motivi è da affrontare solo con temperature fredde e possibilmente con neve e ghiaccio che leghino i sassi tra loro. Alterna tratti di misto con altri di roccia, anche molto impegnativi (specialmente sulla variante H. Barmasse), e necessita quindi di una grande esperienza su tutti i terreni. Non trovandosi molto materiale in loco è facile effettuare varianti non volute quindi ci si trova praticamente sempre su terreno d’avventura.

Arrivati in cima al triangolo attraversammo una spettacolare cresta nevosa e ci portammo alla base dell’ultimo imponente risalto roccioso. Lo attaccammo nel suo punto più debole ma a metà dovemmo presto fare i conti con una fascia di roccia di pessima qualità.

Mentre Marco scalava da capo cordata, il grosso masso al quale era appigliato si staccò improvvisamente provocando una vera e propria scarica di sassi. Marco cadde a testa in giù per diversi metri ma fortunatamente un friend arrestò la caduta, ma i sassi lo colpirono violentemente ad una spalla e alla testa. Marco dopo questa legnata ripartii come se non fosse successo nulla, l’adrenalina dentro di lui era altissima!

Non perdemmo tempo e alle 13:45 spuntammo sulla via normale al Col Felicité.

In discesa Marco non era per niente lucido, eravamo preoccupati per le sue condizioni e fummo tentati di  di chiamare l’elicottero del soccorso. Arrivati sulla cresta del Leone, Marco si rilassò, l’adrenalina scese e i sintomi di quello che scoprimmo in seguito essere un notevole trauma cranico, si manifestarono tutti. Solamente l’orgoglio e la convinzione che non gli avremmo “contato buona” la salita (battuta che mascherava in realtà una seria e fondata preoccupazione per le sue condizioni di salute) lo convinsero a scendere, con le sue gambe lungo la normale.

Alle 18:30 fummo a base parete e alle 19:15 a Cervinia per un totale di 14 ore e 30 minuti.

A causa delle condizioni di Marco preferimmo una volta raggiunta la via normale iniziare la discesa senza raggiungere la vetta (per raggiungerla avremmo dovuto risalire le corde fisse della testa del Cervino che normalmente si percorrono in 15 minuti).

Anche senza vetta questa esperienza mi ha insegnato moltissimo, fu la prima volta nella mia vita che rischiai così tanto in montagna. Ogni salita in montagna, ci lascia qualcosa dentro che ci aiuta a crescere e maturare.

In questa giornata oltre ad aver acquisito un grosso bagaglio di esperienza, mi portai a casa l’immensa gioia di firmare la prima salita invernale della via aperta da mio padre.